La ricostruzione
Vivo il paradosso della ricostruzione esistenziale di una vita spesa e mai comprata, di microcosmi che si alternano come quando vai in altalena, in un parco senza erba e con pochi alberi, circondato da cemento e rumore di scarichi, e dondoli e dondoli e…
Non ho tempo per gli altri.
Non ho voglia di sopportare stupidi scambi di opinioni.
Senza concentrazione guardo le labbra che si muovono, ma non sento suoni.
Ho voglia di giocare con chi sa che il gioco potrebbe essere pericoloso, e che quando non avrò più voglia di giocare, non ci saranno spiegazioni.
Così c’è un uomo che aspetta un sms che lo faccia arrossire, aspetterà.
C’è un altro uomo che aspetta che gli confermi il nostro primo appuntamento. Ed è disposto ad accettare le regole che ho dettato, senza battere ciglio.
Un altro ha preso una porta in faccia, un’altra della lunga serie che riservo in questo momento a chi non ha capito che, o si fa a modo mio, o sei fuori.
E quando mi chiederanno: hai festeggiato la vittoria dei mondiali dell’ITALIA 2006?
Mi ricorderò di quei baci che non avevano timori di niente e di nessuno, con le persone che ci avranno visto o no?, che avranno capito o no?, con il suo accarezzarmi il viso ed il mio guardarlo negli occhi, entrambi per capire se fosse davvero reale. Se esistessimo in quel momento. Perché tutt’attorno non c’era dimensione.
E mi sento in colpa per quella ragazza che mai saprà perché cercherò di evitarli, insieme.
Perché lui mi ha scritto che non vuole dimenticare…ed io che non dimenticherò.
Ma entrambi sappiamo che è stato un attimo in cui il tempo si è fermato per permetterci solo per un momento di amarci.
Ma è stato solo un momento.
Lui mi ha fatto capire che ci sarà ancora amore, tanto amore.
Che non sarò mai più la stessa, quella che non sapeva aspettare il suo turno sulla giostra.
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