Ci vediamo domani.
In terrazza ci siamo tutti.
Tutti quelli che negli ultimi mesi coesi
da opposti interessi, stili, attitudini,
differenze incolmabili,
si sono comunque frequentati e sostenuti,
senza volerlo.
E' stato il flusso.
Sono state le domande a cui si poteva non rispondere.
Ancor più le serate e le situazioni vissute senza l'ipocrisia dell'accettazione, con la visuale di quello che c'è di buono e quello che reputavamo sbagliato, detto sorridendo tra una birra, uno spriz con campari,
un negroni e tartine al patè d'oliva, o tutte quelle cene della settimana, a guardare la tivù sul divano, senza quasi parlare, ognuno per suo conto, insieme.
Così sono passati i mesi.
Così ci siamo ritrovati nella terrazza.
Aleggiava la solita aria da ritrovo, dove i toni si alzano nella discussione di ricorsi al Tar,
scelte che influenzano la vita,
karaoke in giapponese,
che parliamo diverse lingue ma continuiamo a capirci a gesti
(vi sconsiglio di dire cin cin quando fate un brindisi con un giapponese,
a meno che vogliate fare una battuta...non so nemmeno quanto apprezzata!
Con una giapponese è diverso. Riderà di sicuro, almeno.)
E tra queste cazzate arriviamo al "Ciao".
Con la consapevolezza che qualcuno a settembre, probabilmente, non ci sarà.
Ci si abbraccia senza troppi complimenti.
Sembra quasi la fine dell'estate, quando saluti gli amici del mare e torni in città.
Salgo sul motorino che mi sento tanto in vacanze romane,
con la città vuota al passaggio e l'aria frizzante sulla pelle.
Bella serata, comunque...parole portate dall'aria.
Già.
Arriviamo sotto casa.
Noi però a metà agosto ci vediamo a X, mi dice, andiamo a Y insieme...
Sì, rispondo.
Domani aperitivo?
Mandami un messaggio per l'ora...sorrido
Mi abbraccia
Tu non te ne vai Ale, vero?
Mavaffanculo, gli sussurro, certo che no!
E sappiamo entrambi che venerdì ho un colloquio in un'altra città.
Tutti quelli che negli ultimi mesi coesi
da opposti interessi, stili, attitudini,
differenze incolmabili,
si sono comunque frequentati e sostenuti,
senza volerlo.
E' stato il flusso.
Sono state le domande a cui si poteva non rispondere.
Ancor più le serate e le situazioni vissute senza l'ipocrisia dell'accettazione, con la visuale di quello che c'è di buono e quello che reputavamo sbagliato, detto sorridendo tra una birra, uno spriz con campari,
un negroni e tartine al patè d'oliva, o tutte quelle cene della settimana, a guardare la tivù sul divano, senza quasi parlare, ognuno per suo conto, insieme.
Così sono passati i mesi.
Così ci siamo ritrovati nella terrazza.
Aleggiava la solita aria da ritrovo, dove i toni si alzano nella discussione di ricorsi al Tar,
scelte che influenzano la vita,
karaoke in giapponese,
che parliamo diverse lingue ma continuiamo a capirci a gesti
(vi sconsiglio di dire cin cin quando fate un brindisi con un giapponese,
a meno che vogliate fare una battuta...non so nemmeno quanto apprezzata!
Con una giapponese è diverso. Riderà di sicuro, almeno.)
E tra queste cazzate arriviamo al "Ciao".
Con la consapevolezza che qualcuno a settembre, probabilmente, non ci sarà.
Ci si abbraccia senza troppi complimenti.
Sembra quasi la fine dell'estate, quando saluti gli amici del mare e torni in città.
Salgo sul motorino che mi sento tanto in vacanze romane,
con la città vuota al passaggio e l'aria frizzante sulla pelle.
Bella serata, comunque...parole portate dall'aria.
Già.
Arriviamo sotto casa.
Noi però a metà agosto ci vediamo a X, mi dice, andiamo a Y insieme...
Sì, rispondo.
Domani aperitivo?
Mandami un messaggio per l'ora...sorrido
Mi abbraccia
Tu non te ne vai Ale, vero?
Mavaffanculo, gli sussurro, certo che no!
E sappiamo entrambi che venerdì ho un colloquio in un'altra città.
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