giovedì, novembre 23, 2006

Autoreferenzialità latente...una malattia tanto noisa quanto inevitabile.

Io, in questi ultimi mesi colleziono aggettivi, epiteti, definizioni.
C’è chi vorrebbe che fossi meno impegnata, chi vorrebbe che fossi meno impegnativa,
chi mi definisce iconoclasta solo perché non penso come lui, come gli altri,
chi mi dice che a volte ferisco, mai con intenzione e mai se non mi sento ferita, chi mi definisce sopra le righe, che non rispetto i semafori pedonali, che cammino troppo veloce, che fumo troppo,
che bevo di più, che faccio sempre di testa mia, che non mi accontento,
che dovrei credere nel principe azzurro e in babbo natale ma vorrei solo gli gnomi, che non sono dolce, che dovrei essere meno comprensiva o più comprensiva, che non capisco o capisco troppo, quella che riesce a ridere ai funerali, che la gente reputa stravagante (Massì…tanto lo sai che lei è strana!...sì perché voi siete normali???) che, che, che che che che che…

Niente di queste cose sono vere.
Io, in realtà sono quella che ti ascolta per ore, e lo fa per davvero, che ti chiama quando sa che ne hai bisogno, quella che cerca di capire, e ti dice chiaro e tondo quello che pensa, sempre, che ti direbbe una bugia solo per non ferirti troppo, ma sarebbe una bugia con un fondo di verità, quelle che prende porte in faccia e calci nel culo e pensa che il 50% delle volte se lo sia meritato e l’altro 50% no, quella che cerca di cambiare il suo mondo se non le piace più, anche se sarebbe molto più facile far finta che tutto và bene, quella che non capisce quasi mai le barzellette e quando le racconta non si ricorda mai la fine, quella che pensa che l'indifferenza sia un'arma a doppio taglio, quella che non dà definizioni, ma cerca di chiamare le cose con il loro nome, che guarda le persone in faccia e non abbassa lo sguardo, e se lo fa è perché ha paura di quello che quegli occhi dicono, che loro parlano più di mille parole, più di tutto, quella che chiede scusa quando c’è da farlo, quella che non urla mai se le parli e che urla solo quando non riesce a farsi sentire, ma con pochissime persone, altrimenti sta zitta e non ci pensa più.
Quella che ti ama per un giorno o per la vita, e non pensa mai alle conseguenze.
Che ama e odia poco e quasi mai.
Che cerca di vivere solo come sa e mai come sarebbe più giusto che,
per non ingannarsi, per poter, forse, non avere pentimenti.

Quella che vorrebbe incontrare, un giorno, qualcuno che la chiami semplicemente col suo nome.