giovedì, ottobre 12, 2006

Quanto cazzo è difficile essere mamma?

Io ho gli occhi di mia madre e il naso di mio padre, il pragmatismo di mio padre e le paure di mia madre, l’ironia di mio padre e il culo di mia madre, l’altezza di mio padre e l’entusiasmo di mia madre.

Ieri a cena la guardavo. E’ bellissima lei, ed ancora adesso la scambiano per mia sorella.
Ha quello sguardo e quel sorriso che anche se non lo vedo per mesi io lo ricordo, non sbiadisce mai.

Lei è una delle persone che io amo di più e che mi fa incazzare di più!

Non ci posso fare niente, NIENTE!
Mi fa uscire fuori da ogni grazia di dio e dopo un po’ non vedo l’ora che se ne vada.
Non riesco a farle capire alcune cose, gliele dico in ogni modo, con le buone, con le cattive, face to face, per telefono, le ho anche scritto, ma niente.
Stanotte sono riuscita a chiudere occhio alle 5:45.
Ho ascoltato musica, e riletto “ti prendo e ti porto via”, ed ho pensato.
Era lì che dormiva nel mio letto, la mia mamma, ed io non riuscivo a dormirci affianco.
Non la volevo disturbare.
Dopo due ore di sonno mi sono svegliata con lei che mi accarezzava i capelli.
Poi ha detto :”Dai alzati che non è bello arrivare tardi!”

Mi sono subito svegliata….
che cazzo significa che
non è bello arrivare tardi?
io arrivo tardi solo ad un appuntamento con un uomo, ai check in e al cinema, ma mai arrivo tardi a teatro ed al lavoro! E la cosa che mi stupisce di più è che stai a pensare che mi devi insegnare ancora le basi.

Io le basi le so, non tutte, ma quelle che mi permettono di vivere relazioni sociali quotidiane, quelle le so. So che non devo mandare a cagare in maniera plateale uno/a che non mi va particolarmente a genio. Lo so, mamma.
E altro che non so.
Qual è il tuo colore preferito, mamma? Cosa ne pensi della situazione politica attuale? Come hai fatto a diventare grande? Come hai fatto a restare sposata 33 anni? Perché non trovi pace? Perché ogni cosa è un problema? Perché non riesci a capire che sei il mio specchio, mamma, che in te vedo i miei occhi e i miei colori, che vedo quelle paure che cerco di superare, che cerco di migliorare, che cerco di capire?

Perché mi dici che sono sempre in bilico, che sono precaria, che non ho radici e che è ora che decida almeno dove stare.
Mi dici
decidi dove vivere
mi dici
sarebbe ora che ti comprassi una casa tua, che ti aiutiamo noi...
ed io ti guardo e ti dico…

mi piacerebbe Parigi, sai?, però in questo momento la mia attenzione è più verso la Spagna, mamma, mi sembra che potrei starci bene. Sono solari ed entusiasti, e a Valencia, nei condomini vicino all’ Oceanic, c’hanno le piscina, e verso le diciotto i genitori portano i bambini a fare una nuotata, e tutti i bambini giocavano insieme. Però è da un po’ di tempo che penso che più di tutto mi piacerebbe partire per la Polinesia o la Micronesia…e vivere su una di quelle isolette così, dipingendo parei e batik, in infradito, bikini e occhiali da sole, senza niente e con tutto....
"ok, ho capito, non ne vuoi parlare" mi risponde.

Non so cosa voglio fare adesso, mamma. Sto cercando ancora di capirlo. Sto ancora realizzando che quello che avevo pensato di fare, non esiste più. Che la vita è diversa ogni giorno, comunque sia, e che non riesco a vedere più lontano di 24 ore. Che stanotte ho sognato dopo mesi che non lo facevo. Ed era un tale guazzabuglio di volti, fatti, situazioni, sorrisi, voglie che quelle due ore di sonno mi sono sembrate lunghissime!

Adesso cercherò di pensare solo alla laurea ed al lavoro, che in questo momento sono le uniche cose fondamentali, ma non chiedermi, mamma, che cosa farò dopo. Non voglio e non posso decidere niente adesso.
Per cui, adesso, continuerò ad essere un po’ precaria.
Magari riuscirò anche a pensare di avere un uomo, si proprio di averlo, mio, magari riuscirò a trovare un uomo che mi emozionerà, che mi scuoterà, che mi guiderà, che io ho bisogno anche di essere guidata e che non mi lascerà mai scappare perché lui mi stringe forte. Che vorrà stare con me, che anche questo non è facile, che non ho un gran bel carattere io, mamma.
Ma questo lo sai.
Che mi piacerebbe un sacco vivere nella tua stessa città e venire un giorno a prendere il caffè da te. Oppure facciamo che ti invito io, e vieni tu. E mi fai la spesa ed io vi porto il latte che non ne avete per la mattina. A volte penso che non vi sto vivendo. Che me ne sto qui, lontana da tutte quelle quotidianità famigliari che si vivono normalmente. Che io chiedo "come sta la nonna?" Ma io non vado mai in ospedale. Che l’altra nonna mi chiama e mi dice che si sente sola, ed io chiacchiero con lei anche delle ore, ma non vado mai a casa sua. Ed ogni volta mi chiedono: "Quando torni?"
Ed io dico sempre:”Presto!”
Ed io so cosa significa, presto.

E te le avrei dette tutte queste cose, mamma, se tu non preferissi pulire ogni volta che vieni a casa mia. Che lo sai che mi incazzo di brutto se tocchi le mie cose, se mi sposti anche di un millimetro i fogli sparsi sul tavolo, le penne senza cappuccio, se apri l’armadio e mi chiedi: "come fai a trovare le cose?" Eppoi metti tutto in ordine ed io non trovo più un cazzo!
E dopo giro per ore, per casa, cercando le scarpe!...

Ma tu non ne puoi fare a meno, è il tuo modo di amarmi,
è il tuo modo di essere mamma, la mia mamma.

Ed io non posso fare a meno di lamentarmi, sempre, che lo sai che sono una testa di cazzo, io.
Ma tu non ti preoccupare mamma, vedrai che un giorno io farò le stesse cose di cui adeso mi lamento, e non riuscirò mai a farle bene come le hai fatte tu.

2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

bello

(non lo scrivo mai)

12/10/06 11:49  
Anonymous Anonimo said...

Wau!

Grazie.

12/10/06 14:37  

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