Strade si srotolano al mio passaggio.
Io, le mie valige, la radio a palla e si parte.
Attraverso la Lombardia, l'Emilia Romagna, la Toscana, sotto un temporale da ricordare.
Ed arrivo in Sardegna, finalmente, stanca e senza la minima idea di dove andare. Alla fine la strada mi porta a Berchidda, dove mi vengono incontro persone sconosciute con un cartone di pizza fuori dal finestrino: "Ben arrivata"Sono le 02 del mattino, non ricordo tutto quello che è successo, non capisco dove sono, ma capisco che starò bene.Non avevo in programma un festival jazz in un paesino sperduto sui monti a ridosso della Costa Smeralda, anche se il suddetto ha dato i natali a Paolo Fresu, e ditemi se è poco.Il clima è perfetto, maglioncino semi inverno la sera, canottierina e short la mattina.I concerti li porto nel cuore, come vedere un duo come Salis e Bollani sfiorare tasti ed emettere suoni che ti portano altrove, oltre quella chiesetta dimenticata da dio, oltre le tua recente storia, via da qualsiasi pensiero e dentro tutto un mondo. Catartico. Ho scoperto di amare il jazz più di quanto sapessi, e di trovare irresistibile il corpo di un uomo che sembra fatto di puro suono mentre si muove a quel ritmo. Il sassofono di Javier Girotto, mentre cantava Peppe Servillo, al suono del piano di Natalio Mangalavite. Eppoi il quintetto di Bollani con Bianca in sottofondo mentre sento e ricordo, e penso che è proprio ora di smettere di farsi del male. Il tutto condito da chiacchere ispirate dal momento, da suoni, da mondi, da esperienze, da libri, da culture diverse, dalla filosofia, quella semplice e quella complessa che ancora non abbiamo capito. Il tutto bagnato da vermentino qualità superiore e ichnusa, da LucrezioR da panadine e ravioli di carne, da appena svegli e da caffè e carne alla griglia e da chiacchere fino a notte e albe e gli occhi di quel ragazzo che parla poco ma sorride con gli occhi, che parla poco e mi intimidisce con il suo modo, e mi allontano ma ci ritroviamo insieme, quasi fosse casuale. Che lo vedo che stai attento a come mi muovo ed anche io. Che ci salutiamo inbarazzati dopo una serata a sfiorarci con lo sguardo e a punzecchiarci, e non riesco a sentire cosa mi sussurri all'orecchio ma vedo l'occhiolino mentre ti sorrido.Ci rivedremo. Pensieri, fumo, alcol, camminate, incontri, giochi, addormentarti ridendo al ricordo della signora, che anche se non è comodo si dorme tutti insieme per piacere.
Ho vissuto nella stessa casa con undici persone per tre giorni. E quando gli ho lasciati sono stata di nuovo triste.
E' stato un ferragosto che ricorderò.
Oggi sono stanca. Ho viaggiato tanto e ancora non mi fermo.
Sono stanca, ho i polpacci indolenziti, la testa che si rifiuta di pensare, non ho ancora emesso un suono. Ho un sovraffollamento della mente senza capire se ci sia in tutto quello che sono i miei giorni un filo conduttore.
Niente è ancora chiaro.
Continuo randagia.
Sono arrivata in un'altra delle mie case.
Che poi io non arrivo mai, parto e riparto.
*Questo post contiene frasi confuse e senza senso, ma dopottutto è il mio!