domenica, ottobre 29, 2006

Progetti a lunga scadenza. Io a Capodanno forse sarò morta

"Cosa fai a capodanno?"
"Capodanno? Sei impazzito?"
"Stiamo prenotando per l'Irlanda, Prendiamo il biglietto anche per te?"
"Mà vaffanculo"


Se sento un'altro\a che parla di Capodanno,
gli sparo in mezzo agli occhi.

(se invece trovo qualcuno che mi spiega
e mi fa capire l'uso del verbo "sparare" lo sposo,
poi magari gli sparo.)

Matematicamente


La capacità di innamoramento di alcune persone
è direttamente proporzionale
alla paura di restare sole.

(che schifo)

sabato, ottobre 28, 2006

"Non puoi percorrere il sentiero prima di diventare il sentiero." Bruce Chatwin

Tengo la finestra aperta. Aria calda e sole.
Autunno.
Quasi Novembre.
Maglietta bianca e jeans.
Occhiali da sole.

Se dalla rotonda dei Martiri sali su per Via Marconi,
sotto i portici, passata la cigl e passata la galleria,

arrivi all'angolo con Riva Reno, fronte Pam e fianco Cinti.
Fermati.
Se volgi lo sguardo verso destra, al tramonto, vedrai che tutto è controluce.
Il sole si abbassa esattamente dietro la chiesa sul mezzo.

Tutto, allora, si distingue come ombra e contorno.

Ma tu gira a sinistra.
Passata la vetrina di Eta_Beta, che non si può non guardare,
attraversa Via Polese e fermati alla fine delle strisce.
Alza lo sguardo.
C'è la tenda
di una panetteria i cui dolci sono esposti in vetrina e si chiama Lo Sfizio-non solo pane.
Qualcuno ha corretto il nome sul bordo ondulato della tenda.
Adesso c'è scritto Lo Sfizio-non solo pene.


Se continui sotto i portici passi il Gatto e laVolpe e la loro insegna al contrario,
Il Borderline ed Asia.
Ora non c'è più portico.
Piccolo spazio aperto.
Vai al centro, allarga le braccia e fai un giro su te stesso.

Questo è l'Angolo della pioggia.
La chiesa è piccola, intonaco giallo pastello chiaro da cui si scorgono
resti di un dipinto murario sottile e antico, tenue.
Ruota di 180° se guarda in alto, un po' più sotto del cielo,
puoi vedere una torretta medievale dalle grandi vetrate
e dalle tende rosse, spesse,
che si fermano sulle fioriere ricolme di gerani non fioriti.

Alla tua sinistra c'è via Galliera.
Ma tu prosegui ancora dritto per Via dei Falegnami.
Sì, sono ricominciati i portici.
Ancora poco e sarai in Indipendenza.
Se giri a destra arrivi dritto dritto in Piazza Maggiore
.

Adesso vai tu dove vuoi.
Non ti preoccupare, nel centro di bologna non si perde neanche un bambino.

Scorgi gli angoli.

Io ne vedo sempre di nuovi.
Mi fermo e cerco di imprimerli.

I colori pastello sono prevalenti, non sono mai forti.
Se hai bisogno puoi a chiedere a qualcuno,
ti risponderanno,
tu sorridi per ringraziare.

Quando avrai finito i tuoi giri o sarai stanco ed avrai trovato la strada, la tua strada,

potrai suonare il campanello.
Potrai tornare a casa.

Potrai, ma mai dovrai.
Che le strade sono labirintiche e non è detto che si trovi il centro, o si trovi casa.

Perchè quello è il mio modo per trovare il centro.

Ed io la cartina l'ho guardata dall'alto, poi, ci sono entrata.


In questo sabato lento Vinicio mi fa compagnia, ed io me lo godo.
Io non ho paura di stare sola.
Io ho paura di voler rimanere sola.
Io non ho paura di essere giudicata dagli altri.
Io ho paura del mio stesso di giudizio.
Io non ho paura di sbagliare.

Io sbaglio.

Io non pretendo.
Non più.

Cammino per la città con il naso all'in sù e qualche volta inciampo.

Ma non voglio fare altrimenti.

In questo momento quando sento questa penso a te.
Alla tua aggressività, alla tua voracità, alle cose che non abbiamo mai fatto,
alla cose che non ti ho mai detto,
al tuo non voler essere felice, ai tuo sorrisi celati,
alla tua insoddisfazione,
alle tue scarpe, al fatto che non lo ammetterai mai,
e che continuerai a nasconderti nel tuo mondo tanto rassicurante.
Al fatto che mi dispiace.
Che se te lo avessi detto mi avresti risposto con una battuta veloce
senza guardarmi negli occhi,cambiando discorso.

Ti penso, ti abbraccio, senza stringere.

Si, ascolto camera a sud.

Mare











Non dirmi che mi ami. Non dirmelo mai.

Prendimi la mano quando camminiamo per strada,
guardami negli occhi senza abbassare lo sguardo,

carezzami la schiena nuda, con un dito percorri il mio corpo piano,
arriva alla mia ciccatrice, soffermati a sentire quant'è profonda.
Baciala.
Non fa male. Non più.

C'è ne sono altre, di ciccatrici, ma quelle non le puoi toccare con un dito.
Quelle te le posso fare toccare io.
Se vorrò, se vorrai sentirle.
Se riuscirai ad arrivare a quel punto dove i silenzi finiscono e ti parlo.

Perchè un giorno ci riuscirò.
Perchè so di poterlo fare.
Quando riemergerò dall'apnea.
Ora lasciami nuotare in questo mare di silenzio.
Che a me non fà paura il fondo scuro del mare.

domenica, ottobre 22, 2006

Mi servirebbe uno psicologo...eheheheh

Io stanotte ho sognato una donna.
Era molto più brutta di me.
Era abbracciata a lui.
Era vecchia, non proprio vecchia, ma più vecchia di me.

Era in foto.
Ma non mi interessava perchè il suo sorriso non era quello che conosco io.

Eppoi ho sognato una casa.
Un monolocale per l'esattezza.

Chiedevo:"Ma è solo per una persona o si può vivere in due?"
Lo chiedevo varie volte.
Io non credo ai monolocali.

La casa deve essere grande, con più stanze.

Eppoi a me non ci starebbero le piante, in un monolocale.

Ma la cosa che mi ha più impressionato è che non c'era nessun ladro
o affine che volesse introdursi in casa.
Io sogno sempre che qualcuno vuole introdursi in casa mia.
Sono per lo più incubi, scappo, chiamo la polizia, aiuto, grido:
"Andate viaaaaaa, qui non c'è niente da rubareeeee"

Questa volta no.
Era solo un monolocale
non mio
che forse volevo comprare.

Logica

Parli con gli estranei

Ah sì?

Dai confidenza.

Mi piace ascoltare le storie di quelli che vendono le rose...tipo: dove vivono?come sono arrivati in Italia?

Sei arrabbiata con me?

No, io non mi arrabbio mai. Al massimo prendo atto dei comportamenti.

Lo so.

Come fai a saperlo?

La mia è una distanza di sicurezza.

Senti il fatto che ci baciamo qualche volta non inciderà sul rapporto di amicizia che stiamo instaurando?

No.

Non c'è bisogno.

Tu non sai nemmeno quanto ti ho pensato in questi giorni.

Devo andare.

Io sono freddo.

Pensi che per me sia facile solo perchè parlo con gli estranei?

E' tutto nuovo.

Non ho fretta.

Hai paura?

Domani non mi interessa.

giovedì, ottobre 19, 2006

Odio stare male!

Come cavolo si chiamava quel farmaco che ti fà tornare in piedi in 2 minuti e poi puoi anche giocare a tennis?

lunedì, ottobre 16, 2006

Sotto il cuscino e sopra il comodino.

L'ingenuità è quella cosa che pensi di aver perso con gli anni, eppoi quando meno te l'aspetti la ritrovi sotto il cuscino, e forse non è che poi l'avevi persa, l'ingenuità.

Penso che le persone si riconoscano dai piccoli gesti.
Non da quello che ti dicono o non ti dicono, ma da quello che fanno o non fanno.

che se non esistessero le parole il mondo andrebbe avanti lo stesso.
Ma se non esistessero le azioni si potrebbe solo immaginare, il mondo.

Io a volte parlo poco, dico un sacco di paole, ma parlo poco.
Volutamente.
Perchè prima di parlare io penso.
ed a volte mi serve un po' di tempo per pensare.
Che il pensiero è lento ed il suo cammino è ostacolato da 1000 dubbi,
ma quando trova la sua strade non si ferma più.
A quel punto riesco a tramutare il pensiero in azione.
E questo quando ne vale la pena...e questo quando possono starci anche le pene.
In tutto.
Per tutto il resto rimangono solo un sacco di pensieri che ogni tanto ritrovo sotto il cuscino.

Se parlassi con 10 persone diverse, sono certa che l'interpretazione non sarebbe uguale. Per fortuna.

Salvatore Mancuso ci crede. Salvatore Mancuso sogna, Salvatore Mancuso agisce.
E tutti dietro a lui. Dietro ai suoi occhi carichi di futuro, di immaginario, di speranza.
E’ lui che vuole lasciare quel paesino di pietre e capre, è lui che vuole ritrovare il fratello, è lui che vuole amare, è lui che vuole partire.
Ma gli altri personaggi cosa ne pensano?. Gli altri personaggi lo accompagnano finchè possono, alcuni nuotano in quel mare di latte, ed alcuni no.
Perché le scelte sono individuali e tu puoi provare a sognare, ma è il tuo sogno, solo tuo, che ognuno sogna per se, ognuno ha i suoi motivi, e qualcuno può anche condividere lo stesso sogno, ma non sarà mai uguale.
Ho trovato Crialese visionaro, comico, tragico, magnifico.
Tutto quel bianco, tutta quella passione, tutte quelle mani sporche, tutte quelle cose non dette, non sottolineate, ma che ti sono chiarissime, tutto quel reale stupore, con quell’abbandono osservato dall’alto per cercare di capirlo, per vedere in tutti quelli sguardi un’emozione diversa, per vedere in tutti quei volti le sfaccettature della vita, delle vite.
Alla fine io ho trattenuto il respiro.
Se immergessi il mio cuore nel latte, il cuore rimarrebbe sempre rosso ed il latte sempre bianco.
Puoi nuotare dove vuoi, ma l'importante rimane sempre nuotare, eppoi, magari, un giorno,
ci arrivi pure al nuovo mondo, il tuo nuovo mondo.

venerdì, ottobre 13, 2006

VENERDI'

Oggi mi sento felicemente dannosa.

giovedì, ottobre 12, 2006

Acquario


Oggi sarete molto pratici, anche piu' del solito. La Luna e' nel vostro sesto campo e vi dona una capacita' quasi rara di portare ordine nella vita vostra e anche altrui, ovviamente ove possibile. I colleghi noteranno subito la vostra bravura, che potrebbe addirittura ingenerare invidia. Il partner, se avra' la fortuna di frequentarvi in situazioni intime, scoprira' di che buona pasta siete fatti!



A questo punto penso che sia tutto dovuto ad un disalinneamento astrale.
Che io non ci credo all'oroscopo,
ma altrimenti, certe cose, come me le spiego?


Oggi non posso fare a meno di ridere di tutto!

Quanto cazzo è difficile essere mamma?

Io ho gli occhi di mia madre e il naso di mio padre, il pragmatismo di mio padre e le paure di mia madre, l’ironia di mio padre e il culo di mia madre, l’altezza di mio padre e l’entusiasmo di mia madre.

Ieri a cena la guardavo. E’ bellissima lei, ed ancora adesso la scambiano per mia sorella.
Ha quello sguardo e quel sorriso che anche se non lo vedo per mesi io lo ricordo, non sbiadisce mai.

Lei è una delle persone che io amo di più e che mi fa incazzare di più!

Non ci posso fare niente, NIENTE!
Mi fa uscire fuori da ogni grazia di dio e dopo un po’ non vedo l’ora che se ne vada.
Non riesco a farle capire alcune cose, gliele dico in ogni modo, con le buone, con le cattive, face to face, per telefono, le ho anche scritto, ma niente.
Stanotte sono riuscita a chiudere occhio alle 5:45.
Ho ascoltato musica, e riletto “ti prendo e ti porto via”, ed ho pensato.
Era lì che dormiva nel mio letto, la mia mamma, ed io non riuscivo a dormirci affianco.
Non la volevo disturbare.
Dopo due ore di sonno mi sono svegliata con lei che mi accarezzava i capelli.
Poi ha detto :”Dai alzati che non è bello arrivare tardi!”

Mi sono subito svegliata….
che cazzo significa che
non è bello arrivare tardi?
io arrivo tardi solo ad un appuntamento con un uomo, ai check in e al cinema, ma mai arrivo tardi a teatro ed al lavoro! E la cosa che mi stupisce di più è che stai a pensare che mi devi insegnare ancora le basi.

Io le basi le so, non tutte, ma quelle che mi permettono di vivere relazioni sociali quotidiane, quelle le so. So che non devo mandare a cagare in maniera plateale uno/a che non mi va particolarmente a genio. Lo so, mamma.
E altro che non so.
Qual è il tuo colore preferito, mamma? Cosa ne pensi della situazione politica attuale? Come hai fatto a diventare grande? Come hai fatto a restare sposata 33 anni? Perché non trovi pace? Perché ogni cosa è un problema? Perché non riesci a capire che sei il mio specchio, mamma, che in te vedo i miei occhi e i miei colori, che vedo quelle paure che cerco di superare, che cerco di migliorare, che cerco di capire?

Perché mi dici che sono sempre in bilico, che sono precaria, che non ho radici e che è ora che decida almeno dove stare.
Mi dici
decidi dove vivere
mi dici
sarebbe ora che ti comprassi una casa tua, che ti aiutiamo noi...
ed io ti guardo e ti dico…

mi piacerebbe Parigi, sai?, però in questo momento la mia attenzione è più verso la Spagna, mamma, mi sembra che potrei starci bene. Sono solari ed entusiasti, e a Valencia, nei condomini vicino all’ Oceanic, c’hanno le piscina, e verso le diciotto i genitori portano i bambini a fare una nuotata, e tutti i bambini giocavano insieme. Però è da un po’ di tempo che penso che più di tutto mi piacerebbe partire per la Polinesia o la Micronesia…e vivere su una di quelle isolette così, dipingendo parei e batik, in infradito, bikini e occhiali da sole, senza niente e con tutto....
"ok, ho capito, non ne vuoi parlare" mi risponde.

Non so cosa voglio fare adesso, mamma. Sto cercando ancora di capirlo. Sto ancora realizzando che quello che avevo pensato di fare, non esiste più. Che la vita è diversa ogni giorno, comunque sia, e che non riesco a vedere più lontano di 24 ore. Che stanotte ho sognato dopo mesi che non lo facevo. Ed era un tale guazzabuglio di volti, fatti, situazioni, sorrisi, voglie che quelle due ore di sonno mi sono sembrate lunghissime!

Adesso cercherò di pensare solo alla laurea ed al lavoro, che in questo momento sono le uniche cose fondamentali, ma non chiedermi, mamma, che cosa farò dopo. Non voglio e non posso decidere niente adesso.
Per cui, adesso, continuerò ad essere un po’ precaria.
Magari riuscirò anche a pensare di avere un uomo, si proprio di averlo, mio, magari riuscirò a trovare un uomo che mi emozionerà, che mi scuoterà, che mi guiderà, che io ho bisogno anche di essere guidata e che non mi lascerà mai scappare perché lui mi stringe forte. Che vorrà stare con me, che anche questo non è facile, che non ho un gran bel carattere io, mamma.
Ma questo lo sai.
Che mi piacerebbe un sacco vivere nella tua stessa città e venire un giorno a prendere il caffè da te. Oppure facciamo che ti invito io, e vieni tu. E mi fai la spesa ed io vi porto il latte che non ne avete per la mattina. A volte penso che non vi sto vivendo. Che me ne sto qui, lontana da tutte quelle quotidianità famigliari che si vivono normalmente. Che io chiedo "come sta la nonna?" Ma io non vado mai in ospedale. Che l’altra nonna mi chiama e mi dice che si sente sola, ed io chiacchiero con lei anche delle ore, ma non vado mai a casa sua. Ed ogni volta mi chiedono: "Quando torni?"
Ed io dico sempre:”Presto!”
Ed io so cosa significa, presto.

E te le avrei dette tutte queste cose, mamma, se tu non preferissi pulire ogni volta che vieni a casa mia. Che lo sai che mi incazzo di brutto se tocchi le mie cose, se mi sposti anche di un millimetro i fogli sparsi sul tavolo, le penne senza cappuccio, se apri l’armadio e mi chiedi: "come fai a trovare le cose?" Eppoi metti tutto in ordine ed io non trovo più un cazzo!
E dopo giro per ore, per casa, cercando le scarpe!...

Ma tu non ne puoi fare a meno, è il tuo modo di amarmi,
è il tuo modo di essere mamma, la mia mamma.

Ed io non posso fare a meno di lamentarmi, sempre, che lo sai che sono una testa di cazzo, io.
Ma tu non ti preoccupare mamma, vedrai che un giorno io farò le stesse cose di cui adeso mi lamento, e non riuscirò mai a farle bene come le hai fatte tu.

lunedì, ottobre 09, 2006

giovedì, ottobre 05, 2006

Tra una forza peso ed un equilibrio non mi capisco...

in questo periodo faccio cose esttamente opposte a quelle che ho pensato un attimo prima.
Che fossi sbarellata non è una novità.
Anzi, è una delle cose che non mi è difficile ammettere.
Ma adesso si esagera.
Che mi chiama e mi dice:
"E tu che hai fatto quando ti ha detto così?"
"L'ho fatto!"
"Tu?"
"Già..."
"Lo sai che questo è grave vero?"
"Si...ma se prometto di non farlo più...è grave lo stesso?"
"Dipende...lo rifaresti?"
"Cos'è un processo alle intenzioni....future?"
"Ti passo a prendere e andiamo a sbronzarci dall'E.?"
"No, non oggi. Ma grazie per l'offerta."


Poi però mi sono sbronzata con la mia nuova compagna di casa,
e forse prenderei in considerazione l'idea di mettermi insieme ad una donna....
Ecco, vedi...ho già cambiato idea!

Secondo me non mi fa per niente bene ricominciare a vedere reticolari nell'aria!


mercoledì, ottobre 04, 2006

San Petronio

Ogni tanto me ne dimentico, ma poi non so per quale motivo mi torna in mente questa frase:”se prendi in mano la sabbia e tieni il palmo aperto qualche granello ti scivolerà tra le dita, ma avrai la mano piena di sabbia. Ma se invece provi a stringere il pugno, sfuggirà via per la maggior parte e te ne rimarrà poca, di sabbia, nella mano.”
Ci ho messo un sacco di tempo per capire cosa significasse veramente questa frase.


In questo periodo ho passato il mio tempo a stringere il pugno ed a riaprire la mano felice di vedere che il palmo fosse vuoto.

Ma è stata una fatica enorme.
Sono stanca di essere forte.
Sono stanca di essere arrabbiata col mondo.
Sono stanca di combattere assurde guerre con me stessa e con gli altri.
Sostanzialmente sono stanca.
Che oggi i genitori sono a casa dal lavoro e portano in giro i bimbi e qualcuno lo vedi a cavalcioni che ti guarda da dentro il carrello. Allora mi tolgo gli occhiali da sole e ti ricambio il sorriso, allora mi tolgo la maschera e alzo bandiera bianca, che non è una resa è un dirti non ho le forze per combattere anche questa guerra.
Non cerco un rifugio.
Non cerco un abbraccio.
Non cerco dolcezza.
Non cerco comprensione.
Non cerco qualcuno che mi capisca.
Non cerco qualcuno che voglia condividere con me i giorni.
Non cerco qualcuno che abbia voglia di amarmi.
Sto solo provando a tenere aperta la mano.

Colloqui: 1. (Oggi e sembra andato bene! poi martedì sarà il primo giorno di prova e si vedrà).
Appuntamenti: 3(Si valutano sempre diverse alternative).
Mail inviate 5.
Telefonate fatte: 50
Serenità che ritorna…7
Autostima (in crescita) 5.
Depressione in calo…sto fumando un po’ troppo in questi giorni (colpa di un regalo molto gradito che mi è stato fatto), però almeno la notte non sogno.
Diciamo che oggi mi sento anche carina.
Ma cosa voglio di più dalla vita?*

*vorrei che cantasse Futura, ecco cosa vorrei di più. Mi sa che Sabato glielo chiedo!

martedì, ottobre 03, 2006

Curricula

e si riparte!

Ho intenzione di condurre una ricerca dal titolo: Cosa non si inventerebbe un uomo per portarti a letto?









Per ora sono arrivata alla conclusione che gli uomini,
per certe cose, hanno molta più fantasia e sfacciatagine di noi donne!
uomini 1 donne 0...per la fantasia
Ma anche
uomini 0 donne 1...per l'onestà
che io non direi mai a nessuno stè cose...nemmeno a Riccardo Scamarcio
(bè con lui forse non riuscirei nemmeno a parlare!)

Sempre per onestà bisogna che ammetta che c'è una cosa dannatamente vera, l'unica direi...
sono esagerata...dal punto di vista della larghezza del bacino, però!
Azz...


Questo è uno di quei classici post che non è interessante leggere, ma è importante scrivere

Quando inizia a progettare avevo pochi anni.
Come tutti i bambini usavo le costruzioni, il meccano, e altri giochi del genere. Mia madre mi diceva sempre che facevo veramente delle cose assurde con le costruzioni e che se provava a darmi Ciocciobello mi rigiravo come un’indemoniata (confesso che a me Ciocciobello ha sempre messo paura!)
Attratta più dai giochi maschili mi intrippavo spesso con le forme più assurde che riuscivo a dare a quelle cose squadrate.
Quando dovetti scegliere l’università, piena di speranze mi iscrissi alla Facoltà di Ingegneria, in realtà sarei dovuta andare in Achitettura, ma questa è un’altra storia.
Insomma comincia a frequentare l’Università ed i colleghi universitari.
Tutti arsi del fuoco della passione, seguivamo le lezioni di analisi in un ex cinema parrocchiale .
Dopo poco più che arsi eravamo solo stufi, Mi ricordo agguerrite partite di bigliardino al vecchio bar del Cagliari a Marina, jesù come ci sentivamo snob e cool!
Passai i primi anni a macinare esami su esami, frequentavo il laboratorio di falegnameria della facoltà dove componevo i plastici dei progetti, che portavo agli esami. Adoravo quelle ore che passavano così, immersa in balsa e vinavil, a limare e smussare, colorare e tagliare.
Naturalmente quegli anni non li passai tutti in falegnameria, anche se mi pare di ricordare che anche lì ci si divertisse!
Per motivi che non starò a raccontare una mattina mi svegliai e diedi ai miei genitori la notizia del mio imminente abbandono del tetto coniugale. Per me lieta per loro meno.
La prima volta che entrai all’università di Bologna fermai un tipo per chiedergli che cosa voleva dire 2.8. Lui mi guardo con un vago senso di compassione,(per me era ciellino) e mi spiegò come leggere l’orario delle lezioni e le aule. Imparai subito che la 2.8 era un’aula al secondo piano e per il resto bastava leggere.
Da lì mi successero un sacco di cose.
Tipo finii così per caso a partecipare ad un master universitario con studenti francesi e spagnoli dove parlavo di architettura in tre lingue di cui due non le conoscevo ma di una approfondii la conoscenza, bevevo litri di birra stando attenta a non toccare la carta lucida ed i fogli, ballavo song 2 e facevamo un sacco di foto ma non avevamo la digitale. A volte, lavoravamo anche fino alle 4, per finire le tavole. E la mattina dopo non vedevo l’ora di ricominciare.
Feci altri viaggi ed altre esperienze di città, luoghi, architetture, paesaggi, giardini, mi divertivo un sacco insomma.
Andavo alla Biennale (una volta dormii su un ponte perché io ed E dovevamo provare a noi stessi che potevamo vivere senza usare la carta di credito, i contanti o similari, “come in guerra!”mi continuava a dire per farmi capire. Discorsi assurdi di due ragazzini stupidi e viziati seduti su un ponte e cominciò anche a nevicare, era San Valentino)
Davo anche un discreto numero di esami.
Poi incontrai il mio mentore.
Con lui parlavamo ore intere sostanzialmente di un muro in mezzo all’acqua, (certo è riduttivo ma non posso dire di più).
Ore e ore a soppesare, ricercare, chiedere agli abitanti del luogo vecchie dicerie e cartoline storiche.
In piena estate io e le 4 pazze con cui feci tutta l’università(finchè loro si laurearono) rilevavamo il suddetto. Ci fu un giorno che colte da imminente insolazione ci levammo la maglietta e ce le mettemmo in testa. Di fronte passava un gruppo di bambini scout (io ho sempre odiato gli scout, gli brucerei quelle braghette corte che c’ hanno! ) e ci tirarono le pietrine!!! Tenuto conto che la più scarsa aveva la terza, gli scout rimarranno sempre, per me, degli idioti!
Quando finimmo il progetto ebbi la brillante idea di farmi lusingare da progetti strampalati e privi di logica quali concorsi di idee e concorsi di progettazione (per carità ci partecipavano anche Gregotti e Natalini, ma loro erano già laureati!)
Cominciai a lavorare.
Cominciai anche ad abbandonare il mondo universitario.
Finchè lavoravo con il mentore all’interno delle mura universitarie feci quello che mi piaceva. Progettavo, discutevo, mi confrontavo, imparavo.
Poi andai a fare un po’ di esperienza in uno studio.
Fu la morte ed il crollo di tutte le mie illusioni.
Altro che confronto.
C’era praticamente solo lo scontro.
Odiavo alzarmi la mattina per andare in quel posto.
Durai un anno netto.
Poi dopo aver rinunciato senza la minima coscienza e forse determinazione ad entrare nello staff di Libeschind, tornai sotto le ali protettive del prof.
Ho fatto delle cose stupende con lui.
Lavoravo anche 24 ore senza dormire, i periodi di consegna. Il mio collega era fantastico. Ed ancora quasi ogni giorno ci sentiamo.
Ma non era più come prima.
Dovevamo procacciarci il cibo, come dicevamo ridendo con D., e allora il confronto erano public relation, le cene sui fogli erano ore a picì e stampante per rattoppare qua e là disegni senza particolare pregio, e la progettazione fumo sugli occhi. Che alcune cose contano di più del progetto stesso.
Alla fine di quel anno per lo stress avevo avuto la serie più assurda dei malanni.
Decisi che mi dovevo laureare, per avere prospettive diverse.
Ma non riuscivo più ad andare all’università.
Proprio ad entrarci.
Mi venivano gli attacchi di panico, come quando ero adolescente.
E l’ansia mi faceva solo scappare!
Ma non riuscivo a capire il perché.
Poi ci fu Milano
E adesso sono qua.
Stamattina ci sono passata davanti.
Ho rallentato e poi sono ripartita.
Ma ho capito.
Sono tutti quei ragazzi, che parlano di formule matematiche, di fisica, di progetti e di vinavil, che adesso mi spaventano, perchè io riesco solo a pensare che sto perdendo del tempo ad andare lì.
O che ho solo sprecato un sacco di tempo a non andarci.
E’ per questo che non riesco a finire l’università.
Mi fa paura dover essere giudicata, magari da persone con cui ho rapporti di amicizia o di lavoro.
Ho paura di non essere più o di non essere mai stata in grado di superare tutti gli esami, e di non essere una di loro.
Non accetto il fatto che rimando sempre quello che non mi riesce subito e che mi provoca difficoltà.
Un giorno riuscirò a chiedere scusa ai miei genitori, che ci tengono più di me.
Un giorno riuscirò ad accettare le critiche anche da altre persone, non solo da me.
Un giorno riuscirò anche a parlare dell’università con altre persone, senza sentirmi commiserata e giudicata.
Un giorno riuscirò ad ammettere che finire quella dannata università sarà mettere un punto a tante cose.
Ma non oggi.
Oggi lo ammetto solo con me stessa, e con te che per anni hai cercato di perforare questa barriera tra noi due.
Non sarebbe cambiato niente, ma è il mio modo di ringraziarti, per questo.
Guardo in faccia le mie paure.
Ancora non riesco a guardarle dritte negli occhi.
Ancora non so come, ma un giorno ci andrò anche a bere un caffè.